{"id":8,"date":"2023-07-15T13:46:07","date_gmt":"2023-07-15T11:46:07","guid":{"rendered":"http:\/\/80.211.238.222\/wp-poirino\/?page_id=8"},"modified":"2024-03-17T10:56:40","modified_gmt":"2024-03-17T09:56:40","slug":"storia","status":"publish","type":"page","link":"http:\/\/80.211.238.222\/wp-poirino\/index.php\/storia\/","title":{"rendered":"Storia"},"content":{"rendered":"\n
<\/p>\n\n\n\n
POIRINO TRA STORIA E LEGGENDA<\/em><\/strong><\/p>\n\n\n\n a cura del prof. Crivello<\/p>\n\n\n\n Nonostante siano stati rinvenuti nei dintorni di Poirino reperti archeologici risalenti all\u2019epoca romana e longobarda, del periodo che precede il XIII secolo non si ha una documentazione tale da consentire di sottrarlo all\u2019ambito leggenda.<\/p>\n\n\n\n Dunque leggendaria, per quanto sostenuta dall\u2019autorevolezza di Jacopo Francesco Arpino (medico alla corte del ducato di Savoia a cui si devono preziose pubblicazioni scientifiche, ricordato pure nel 1633 come primo re o abate del Tavolazzo, l\u2019antico gioco del tiro con l\u2019archibugio di cui stil\u00f2 le norme per lo svolgimento delle gare poirinesi), va considerata l\u2019ipotesi di un\u2019origine romana del paese, che invece avrebbe assunto il nome del proconsole Quintilio Varo, il quale, inviato da Augusto contro i Germani, \u201callettato dall\u2019amenit\u00e0\u201d del luogo vi si ferm\u00f2 pi\u00f9 del dovuto. Podium Varini<\/em>, od altre denominazioni simili che si trovano in carte duecentesche, starebbe dunque approssimativamente, secondo questa fantasiosa tesi, per Poggio di Varo<\/em>.<\/p>\n\n\n\n Molto pi\u00f9 prosaico, ma anche pi\u00f9 accettabile, il legame del paese, invece, con Porcile, nome poco imperiale n\u00e9 eroico, ma proprio del contado dal cui castello, ai tempi del Barbarossa, signoreggiava la stirpe dei Conti di Biandrate, investiti dallo stesso imperatore di Svevia.<\/p>\n\n\n\n Chiusa la parentesi di potere del primo Federico, i vicini Comuni di Asti e Chieri mossero, per questioni di pedaggi nei transiti delle merci n\u00e9 dimentichi dell\u2019aiuto fornito dal Biandrate all\u2019imperatore ai loro danni, lotte armate contro Porcile e le vicine borgate (Tegerone e Stuerda) fino alla loro distruzione poco oltre la met\u00e0 del XIII secolo.<\/p>\n\n\n\n Una parte degli abitanti superstiti pot\u00e8 per\u00f2 porre, non molto lontano dai luoghi abbandonati, le basi della futura Poirino, rifugiandosi sul poggio dove gi\u00e0 doveva trovarsi una fattoria detta Povarium<\/em>. I Biandrate avrebbero comunque ancora intrecciato i loro nomi con quei luoghi. \u00c8 in quegli stessi turbolenti anni del \u2018200 che avrebbe avuto luogo la sollevazione popolare contro un Benedetto ed un Bonifacio Biandrate, tirannelli pretendenti lo ius primae noctis<\/em>, scacciati dopo uno scontro fra due minuscoli eserciti che sarebbe avvenuto all\u2019incirca dove oggi \u00e8 collocato il pilone di Sant\u2019Orsola, patrona di Poirino, alla convergenza della strada per Chieri con quella di Torino.<\/p>\n\n\n\n La Santa, il cui culto doveva essere gi\u00e0 abbondantemente diffuso, invocata dai poirinesi, sarebbe comparsa a loro sostegno contro i castellani.<\/p>\n\n\n\n All\u2019inizio del Trecento il territorio venne in possesso di Filippo di Savoia, principe d\u2019Acaja, un possesso continuamente minacciato ed incerto, viste le rivalit\u00e0 del re di Napoli Roberto d\u2019Angi\u00f2, dei marchesi di Saluzzo e del Monferrato, nonch\u00e9 delle citt\u00e0 di Asti e Chieri e dei Visconti di Milano, in un vortice di alleanze in perenne mutamento.<\/p>\n\n\n\n Il groviglio di scontri port\u00f2 dunque il territorio di Poirino prima sotto il controllo di Asti, poi nelle mani del nuovo duca di Savoia: si trattava di Amedeo VI, il leggendario Conte Verde.<\/p>\n\n\n\n Se relativamente perdur\u00f2 il potere dei Savoia, anche sul Poirinese, nel XV secolo (ma gi\u00e0 avvenute infeudazioni dei territori, a fine Trecento, in favore dei vassalli fedeli \u2013 nonch\u00e9 disposti a sborsare fior di fiorini \u2013 cos\u00ec che Poirino tocc\u00f2 ai Roero, i quali diedero inizio ai lavori di fortificazione del paese), in quello successivo le lotte tra Francia e Spagna lo resero piuttosto traballante, mentre gli eserciti dell\u2019una e dell\u2019altra parte seminavano ovunque distruzione e saccheggio.<\/p>\n\n\n\n La vittoria di Emanuele Filiberto a San Quintino nelle Fiandre (10 agosto 1557) e la conseguente pace di Cateau Cambr\u00e9sis ridiedero solidit\u00e0 al ducato ed un certo periodo di pace. Che fu per\u00f2 piuttosto breve, visto che nel \u2018600 i tentativi di espansione e le lotte per la reggenza riportarono la guerra ad imperversare. E non solo, perch\u00e9 il \u2018600 fu secolo pure di forti epidemie di peste, come quella del \u201930 o quella del \u201954, che causarono vere stragi, tanto che il cimitero adiacente alla chiesa si rivel\u00f2 insufficiente per accogliere i troppi cadaveri, seppelliti, dunque, anche nella parte bassa del paese, da allora detta la Val dei Morti<\/em>.<\/p>\n\n\n\n Proprio dalle pestilenze ebbe origine la festa della Madonna del Rosario, con un voto della comunit\u00e0, rinnovato annualmente in ricordo della fine del contagio, rimasto da allora come imprecazione, espressione scaramantica e di malaugurato stupore: \u201cc\u1f44ntagg\u201d.<\/p>\n\n\n\n Poirino, insomma, pi\u00f9 che trovarsi al centro di avvenimenti epocali nel ruolo da protagonista, ne risente le conseguenze: cos\u00ec sar\u00e0 per le guerre di conquista del Re Sole, Luigi XIV di Francia, alla fine del \u2018600; poi, all\u2019inizio del secolo successivo, ancora con nuove guerre per la successione su pi\u00f9 troni europei, Poirino continua ad assistere a passaggi di eserciti ed a fornire soldati. Tra quelli napoleonici si distinguer\u00e0 il cavaliere Domenico Mazzocchi che, nel 1812 sulla Moscova, ricever\u00e0 la Croce di Guerra.<\/p>\n\n\n\n Sar\u00e0 poi sindaco di Poirino nel 1825 e militer\u00e0 come luogotenente nell\u2019esercito sardo, facendo dunque da collegamento tra l\u2019et\u00e0 napoleonica (il generale corso fu di passaggio a Poirino il 29 aprile 1805, due giorni dopo il transito \u2013 non l\u2019unico \u2013 del Pontefice Pio VII proveniente da Parigi) con quella risorgimentale.<\/p>\n\n\n\n In questo periodo, al poirinese padre Giacomo Marocco toccher\u00e0 recitare una parte minore ma nienteaffatto insignificante: il confessore di Cavour. Che da lui sar\u00e0 assolto sul letto di morte, senza richiesta di ritrattazioni, nonostante la scomunica che lo aveva colpito, e Padre Giacomo dovr\u00e0 risponderne a Roma di fronte a Pio IX.<\/p>\n\n\n\n Poirino dar\u00e0 al Regno d\u2019Italia anche un senatore, Giovanni Alfazio, ma soprattutto dar\u00e0 alle trincee del carso molti soldati nella Prima guerra mondiale. All\u2019inizio del secondo conflitto, poi, dall\u20191 al 28 giugno 1940, la palazzina di caccia di Ternavasso, ribattezzata allora Villa Italia<\/em>, ospit\u00f2 il re Vittorio Emanuele III. (tratto da AA.VV, \u201cPoirino a porte aperte\u201d, 2008)<\/p>\n\n\n\n Nel XIX secolo Poirino conobbe un periodo di sviluppo industriale grazie alla costruzione della ferrovia e all’apertura di fabbriche tessili.\u00a0<\/p>\n\n\n\n Oggi, Poirino \u00e8 una citt\u00e0 moderna e vivace, che vanta numerose attrazioni turistiche, tra cui il Castello di Poirino, una maestosa fortezza costruita nel XV secolo, e la Chiesa di San Giovanni Battista, un’imponente basilica romanica che risale al XII secolo.<\/p>\n\n\n\n La citt\u00e0 \u00e8 anche famosa per la sua gastronomia, con specialit\u00e0 tipiche.<\/p>\n\n\n\n Lo studioso locale, Luciano Baravalle, ha scritto 9 volumi di approfondimenti sulla storia di Poirino e se ne pubblica qui l\u2019indice in PDF. Il volume \u00e8 in vendita.<\/p>\n\n\n\n