{"id":54,"date":"2023-07-27T22:01:13","date_gmt":"2023-07-27T20:01:13","guid":{"rendered":"http:\/\/80.211.238.222\/wp-poirino\/?page_id=54"},"modified":"2023-07-28T11:39:55","modified_gmt":"2023-07-28T09:39:55","slug":"2-il-fabbricone","status":"publish","type":"page","link":"http:\/\/80.211.238.222\/wp-poirino\/index.php\/2-il-fabbricone\/","title":{"rendered":"2. Il fabbricone"},"content":{"rendered":"\n
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a cura del prof. Crivello<\/p>\n\n\n\n
Un grande opificio tessile per oltre mezzo secolo di attivit\u00e0<\/p>\n\n\n\n
Il tessile storico poirinese \u00e8 identificabile in due serie di opifici ed attivit\u00e0: una dozzina circa di ditte artigianali o poco pi\u00f9 ormai tutte chiuse ad eccezione di una, ed IL FABBRICONE, un grande opificio attivo negli ultimi decenni dell\u2019Ottocento fino al 1932, poi temporaneamente utilizzato per varie destinazioni, ancora oggi esistente come edificio di archeologia industriale. In questo servizio ci occupiamo del FABBRICONE, ricostruendo le attivit\u00e0 tessili che vi si svolsero ad iniziativa delle famiglie Melano prima e Vastapane poi nonch\u00e9 l\u2019evoluzione edilizia dello stesso.<\/p>\n\n\n\n
L\u2019EPOCA DEI MELANO<\/p>\n\n\n\n
Dal 1840 operava in Poirino una ditta tessile intestata a GIOVANNI BATTISTA MELANO per la fabbricazione, con telai a mano, di tessuti di cotone grezzo, bianchi e colorati, e di tovagliati in lino. Otto anni dopo la Casa era in grado di produrre su larga scala le tele spigate, le tele russe per usi militari sia a quadri sia a righe, e le tele di lino (da una brochure dell\u2019anno 1900). Nell\u2019anno 1852 Giovanni Battista Melano acquis\u00ec il sito con i fabbricati esistenti posto lungo la via Maestra (ora via Indipendenza, gi\u00e0 Route de Turin a Parme), sito corrispondente all\u2019attuale Fabbricone ma allora suddiviso in varie propriet\u00e0, delimitato dalla via della Rittana (via Arpino) e via del Gallo (via Verdi); il vicolo Martiri della Libert\u00e0 ancora non esisteva se non per met\u00e0 in quanto la parte verso via Arpino era occupata da piccoli fabbricati che saranno successivamente acquisiti dai Melano e successori. <\/p>\n\n\n\n
Dal catasto napoleonico e dai successivi passaggi di propriet\u00e0 emergono diverse propriet\u00e0 in quel sito (foto n. 1): Cigna Santi, Capello, Calleri, con ampi spazi inedificati e poche costruzioni tra cui due edifici contigui affacciati sulla via Maestra. I Melano procedettero ad una radicale ristrutturazione sia dei fabbricati esistenti lungo la via Maestra sia degli spazi inedificati per realizzare un grandioso opificio di cui sono testimonianza un atto notarile del 1872 ed una fotografia risalente a fine Ottocento. L\u2019atto notarile del 1872 riconosce le propriet\u00e0 dei signori Melano cav. Giovanni fu Gio Battista, Dassano Antonio fu Maurizio, Carasso Luigi e Gennero Sebastiano: in via Maestra 58 una casa civile, otto magazzini, una cantina terrena, tre sottotetti, cortile, fabbrica di telerie con due macchine a vapore della forza di 16 e 20 cavalli, due tettoie, gran saloni, cortile e giardino. La fotografia (n. 2) scattata dall\u2019area dei Cappuccini presumibilmente negli anni Settanta dell\u2019Ottocento, evidenzia la facciata interna del grande edificio posto sulla via Maestra; su di esso si staglia una alta ciminiera attorniata da bassi fabbricati.<\/p>\n\n\n\n
La famiglia di Giovanni Battista Melano, nonostante fosse costituita da tre figli maschi, non ebbe molta fortuna ai fini della discendenza: il primogenito, Antonio (1821 \u2013 1859), premor\u00ec al padre a soli 38 anni ma lasci\u00f2 eredi due figlie; il secondogenito, Giovanni Battista come il padre (1825 \u2013 1884) visse pi\u00f9 a lungo (59 anni) ma con lui si chiuse la partecipazione alla ditta di famiglia; il terzogenito, Camillo (1833 \u2013 1875) mor\u00ec a soli 42 anni. Le sorti della fabbrica furono proseguite dai signori Giovanni Antonio Dassano (1840 \u2013 1920) e Luigi Carasso che sposarono rispettivamente Marianna e Margherita Melano, figlie di Antonio. Questi nell\u2019anno 1886 costituirono la Societ\u00e0 Dassano e Carasso dopo aver acquisito le quote degli altri eredi Melano.<\/p>\n\n\n\n
Delle vicende delle famiglie Melano ed eredi e delle loro ditte al momento abbiamo informazioni limitate e sparse che riportiamo come elementi per poter poi ricostruire una dinamica pi\u00f9 completa se sar\u00e0 rinvenuta altra documentazione. Di Antonio Melano, lo sfortunato primogenito morto a soli 38 anni, una significativa iscrizione presente nella tomba di famiglia in Poirino celebra le virt\u00f9 imprenditoriali e commerciali: Nell\u2019arte tessile peritissimo coadiuv\u00f2 potentemente \/ a far note in vicine e lontane regioni i prodotti del paese nat\u00eco \/ Fonte di benessere alle classi lavoratrici \/ cui prest\u00f2 valido aiuto \/ di soccorso e di lavoro.<\/em> La lapide di famiglia dedicata al secondogenito Giovanni Battista Melano ricorda il suo ruolo di adorato padre<\/em> ma una corona lapidea posta a fianco a cura della Societ\u00e0 Operaia nell\u2019anno 1884 definisce Giovanni Melano insigne benefattore <\/em>(sappiamo che fu lui ad aiutare il giovane aspirante pittore poirinese Paolo Gaidano a frequentare l\u2019Accademia Albertina di Torino). Anche la famiglia Dassano, che continu\u00f2 l\u2019attivit\u00e0 tessile, ha la tomba di famiglia al cimitero di Poirino ove riposa Giovanni Antonio Dassano (1840 \u2013 1920) insignito del titolo di Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro<\/em> e della seguente epigrafe: Di bont\u00e0 probit\u00e0 e industre lavoro \/ esempio adorato in vita rimpianto in morte.<\/em><\/p>\n\n\n\n La gi\u00e0 citata brochure dell\u2019anno 1900 ci fornisce altre preziose informazioni sulla evoluzione della ditta Melano. Nell\u2019anno 1865 i telai che lavoravano per conto della ditta avevano raggiunto la notevole cifra di circa 800; dal 1882 furono installati i primi telai meccanici. Numerosi riconoscimenti ottennero i prodotti della ditta durante le grandi Esposizioni Italiane ed Europee (Firenze 1861, Torino 1868 e 1870, Vienna 1873, Chieri 1880, Torino 1884, Palermo 1891, Torino 1898). La nuova gestione Dassano e Carasso, avviata nel 1885, port\u00f2 ad un aumento considerevole dei telai meccanici, pur conservando un certo numero di telai a mano, e si dedic\u00f2 con successo alla produzione di tessuti tinti di cotone. Grande attenzione venne posta alla esportazione con recapiti in Berlino, Amburgo ed ovviamente in Parigi ove era depositata la collezione completa della produzione.<\/p>\n\n\n\n Come si presentava nell\u2019anno 1900 lo stabilimento? (foto n. 3) Un disegno riprodotto nella citata brochure ci rappresenta una panoramica dello stabilimento, visto probabilmente dal campanile. In primo piano un inconfondibile tramway che trainava una carrozza per passeggeri ma anche due carri carichi di merci. Sulla via Maestra prospetta il grandioso edificio a due piani con tre ingressi, un seminterrato ed un solaio; ad ovest sulla attuale via Martiri era gi\u00e0 delineata una manica del futuro fabbricone, poi vari fabbricati all\u2019interno del sito ma fondamentale era l\u2019opificio con le coperture a sheed presente nella zona sudest, accompagnato da una alta ciminiera fumante.<\/p>\n\n\n\n Negli anni successivi (1901-1908) attraverso diversi atti notarili Dassano e Carasso acquisirono altre piccole propriet\u00e0 (casette e cortili) nell\u2019area ovest (via Arpino) onde completare il quadrilatero che risulta meglio delineato in un disegno risalente agli anni Dieci riprodotto sul certificato azionario della MANIFATTURA DI POIRINO. In effetti la ditta Dassano & Carasso, Successori di Melano Giovanni Battista e figli, denominata Fabbrica Telerie Mantilerie in Poirino, con un deposito in Torino in via Carlo Alberto, nell\u2019anno 1906 con un atto notarile divent\u00f2 MANIFATTURA DI POIRINO, societ\u00e0 anonima per azioni, con un capitale di un milione di lire interamente versato, costituito da 4.000 azioni di 250 lire ciascuna; ne era amministratore delegato Luigi Carasso, presidente Giulio B\u2026 (non leggibile)<\/em><\/p>\n\n\n\n Certamente furono avviati nuovi lavori di sistemazione dello stabilimento che nel succitato disegno (foto n. 4) risulta ormai un quadrilatero delimitato da tre maniche di edifici contigui; rimangono gli sheed, la ciminiera ed alcuni fabbricati in centro. Sappiamo per\u00f2 che la Manifattura di Poirino entr\u00f2 per\u00f2 rapidamente in crisi, interruppe la produzione intorno al 1914 e venne progressivamente liquidata negli anni successivi. Le cause precise di questa dinamica al momento non ci sono note; sappiamo dalla Relazione di chiusura dei liquidatori che l\u2019ultima Assemblea degli azionisti, tenutasi il 24 novembre 1919, aveva prescritto di distribuire solo l\u20198% del valore nominale delle azioni (lire 80.000 su un milione); che essi avevano cessato l\u2019esercizio del deposito di Torino liquidando la merce, provvedendo alla liberazione del locale ed al licenziamento del personale e che avevano riscontrato notevoli difficolt\u00e0 nel chiudere la Ditta.<\/p>\n\n\n\n Dalla Manifattura la propriet\u00e0 del Fabbricone nel corso dell\u2019anno 1918 pass\u00f2 ai signori Fabaro Tommaso, Scaglia Antonio e Minelli Matteo acquisitori in comunione. <\/em>Poco dopo con rogito del 14 agosto 1918 la propriet\u00e0 pass\u00f2 al cav. Giacomo Vastapane.<\/p>\n\n\n\n