Storia

POIRINO TRA STORIA E LEGGENDA

a cura del prof. Crivello

Nonostante siano stati rinvenuti nei dintorni di Poirino reperti archeologici risalenti all’epoca romana e longobarda, del periodo che precede il XIII secolo non si ha una documentazione tale da consentire di sottrarlo all’ambito leggenda.

Dunque leggendaria, per quanto sostenuta dall’autorevolezza di Jacopo Francesco Arpino (medico alla corte del ducato di Savoia a cui si devono preziose pubblicazioni scientifiche, ricordato pure nel 1633 come primo re o abate del Tavolazzo, l’antico gioco del tiro con l’archibugio di cui stilò le norme per lo svolgimento delle gare poirinesi), va considerata l’ipotesi di un’origine romana del paese, che invece avrebbe assunto il nome del proconsole Quintilio Varo, il quale, inviato da Augusto contro i Germani, “allettato dall’amenità” del luogo vi si fermò più del dovuto. Podium Varini, od altre denominazioni simili che si trovano in carte duecentesche, starebbe dunque approssimativamente, secondo questa fantasiosa tesi, per Poggio di Varo.

Molto più prosaico, ma anche più accettabile, il legame del paese, invece, con Porcile, nome poco imperiale né eroico, ma proprio del contado dal cui castello, ai tempi del Barbarossa, signoreggiava la stirpe dei Conti di Biandrate, investiti dallo stesso imperatore di Svevia.

Chiusa la parentesi di potere del primo Federico, i vicini Comuni di Asti e Chieri mossero, per questioni di pedaggi nei transiti delle merci né dimentichi dell’aiuto fornito dal Biandrate all’imperatore ai loro danni, lotte armate contro Porcile e le vicine borgate (Tegerone e Stuerda) fino alla loro distruzione poco oltre la metà del XIII secolo.

Una parte degli abitanti superstiti potè però porre, non molto lontano dai luoghi abbandonati, le basi della futura Poirino, rifugiandosi sul poggio dove già doveva trovarsi una fattoria detta Povarium. I Biandrate avrebbero comunque ancora intrecciato i loro nomi con quei luoghi. È in quegli stessi turbolenti anni del ‘200 che avrebbe avuto luogo la sollevazione popolare contro un Benedetto ed un Bonifacio Biandrate, tirannelli pretendenti lo ius primae noctis, scacciati dopo uno scontro fra due minuscoli eserciti che sarebbe avvenuto all’incirca dove oggi è collocato il pilone di Sant’Orsola, patrona di Poirino, alla convergenza della strada per Chieri con quella di Torino.

La Santa, il cui culto doveva essere già abbondantemente diffuso, invocata dai poirinesi, sarebbe comparsa a loro sostegno contro i castellani.

All’inizio del Trecento il territorio venne in possesso di Filippo di Savoia, principe d’Acaja, un possesso continuamente minacciato ed incerto, viste le rivalità del re di Napoli Roberto d’Angiò, dei marchesi di Saluzzo e del Monferrato, nonché delle città di Asti e Chieri e dei Visconti di Milano, in un vortice di alleanze in perenne mutamento.

Il groviglio di scontri portò dunque il territorio di Poirino prima sotto il controllo di Asti, poi nelle mani del nuovo duca di Savoia: si trattava di Amedeo VI, il leggendario Conte Verde.

Se relativamente perdurò il potere dei Savoia, anche sul Poirinese, nel XV secolo (ma già avvenute infeudazioni dei territori, a fine Trecento, in favore dei vassalli fedeli – nonché disposti a sborsare fior di fiorini – così che Poirino toccò ai Roero, i quali diedero inizio ai lavori di fortificazione del paese), in quello successivo le lotte tra Francia e Spagna lo resero piuttosto traballante, mentre gli eserciti dell’una e dell’altra parte seminavano ovunque distruzione e saccheggio.

La vittoria di Emanuele Filiberto a San Quintino nelle Fiandre (10 agosto 1557) e la conseguente pace di Cateau Cambrésis ridiedero solidità al ducato ed un certo periodo di pace. Che fu però piuttosto breve, visto che nel ‘600 i tentativi di espansione e le lotte per la reggenza riportarono la guerra ad imperversare. E non solo, perché il ‘600 fu secolo pure di forti epidemie di peste, come quella del ’30 o quella del ’54, che causarono vere stragi, tanto che il cimitero adiacente alla chiesa si rivelò insufficiente per accogliere i troppi cadaveri, seppelliti, dunque, anche nella parte bassa del paese, da allora detta la Val dei Morti.

Proprio dalle pestilenze ebbe origine la festa della Madonna del Rosario, con un voto della comunità, rinnovato annualmente in ricordo della fine del contagio, rimasto da allora come imprecazione, espressione scaramantica e di malaugurato stupore: “cὄntagg”.

Poirino, insomma, più che trovarsi al centro di avvenimenti epocali nel ruolo da protagonista, ne risente le conseguenze: così sarà per le guerre di conquista del Re Sole, Luigi XIV di Francia, alla fine del ‘600; poi, all’inizio del secolo successivo, ancora con nuove guerre per la successione su più troni europei, Poirino continua ad assistere a passaggi di eserciti ed a fornire soldati. Tra quelli napoleonici si distinguerà il cavaliere Domenico Mazzocchi che, nel 1812 sulla Moscova, riceverà la Croce di Guerra.

Sarà poi sindaco di Poirino nel 1825 e militerà come luogotenente nell’esercito sardo, facendo dunque da collegamento tra l’età napoleonica (il generale corso fu di passaggio a Poirino il 29 aprile 1805, due giorni dopo il transito – non l’unico – del Pontefice Pio VII proveniente da Parigi) con quella risorgimentale.

In questo periodo, al poirinese padre Giacomo Marocco toccherà recitare una parte minore ma nienteaffatto insignificante: il confessore di Cavour. Che da lui sarà assolto sul letto di morte, senza richiesta di ritrattazioni, nonostante la scomunica che lo aveva colpito, e Padre Giacomo dovrà risponderne a Roma di fronte a Pio IX.

Poirino darà al Regno d’Italia anche un senatore, Giovanni Alfazio, ma soprattutto darà alle trincee del carso molti soldati nella Prima guerra mondiale. All’inizio del secondo conflitto, poi, dall’1 al 28 giugno 1940, la palazzina di caccia di Ternavasso, ribattezzata allora Villa Italia, ospitò il re Vittorio Emanuele III. (tratto da AA.VV, “Poirino a porte aperte”, 2008)

Nel XIX secolo Poirino conobbe un periodo di sviluppo industriale grazie alla costruzione della ferrovia e all’apertura di fabbriche tessili. 

Oggi, Poirino è una città moderna e vivace, che vanta numerose attrazioni turistiche, tra cui il Castello di Poirino, una maestosa fortezza costruita nel XV secolo, e la Chiesa di San Giovanni Battista, un’imponente basilica romanica che risale al XII secolo.

 La città è anche famosa per la sua gastronomia, con specialità tipiche.

Lo studioso locale, Luciano Baravalle, ha scritto 9 volumi di approfondimenti sulla storia di Poirino e se ne pubblica qui l’indice in PDF. Il volume è in vendita.